Difficilmente ci si ritrova a sentirsi così dentro a un racconto e ad una immagine come nelle opere di Lars von Trier: Antichrist è un turbinio di sensazioni sotto pelle, contraddittorie e non volute, da cui lo spettatore si sente annegato, inebriato da un’estetica perfetta dei colori e delle immagini.
Ma questo film, che non turba perché scandalizza nei suoi eccessi di sangue e sesso, è ben altro. E’ il manifesto del chaos greco, quello fatto di vita e di morte perché senza l’una non si pone l’altra. Fatto di natura che dà e toglie, dal cui grembo ogni cosa prende forma e a cui ritorna. Fatto di forze che si attraggono e che si respingono. Quel chaos accettando il quale soltanto è possibile sfuggire al dominio di quella oscurità che pure di esso è parte imprescindibile e riconciliarsi con l’ananke (necessità) del tutto.
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